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lunedì 2 novembre 2020

Inventori (step 9)

Le origini del compasso si fanno risalire agli antichi Egizi. Venivano utilizzati dei bastoni di legno uniti tra loro da corde per ricalcolare le dimensioni dei campi, dopo le numerose esondazioni del Nilo. Questi vennero poi trasformati per fornire a sapienti scribi e sacerdoti il mezzo per approfondire e verificare le prime conquiste della geometria. 

Il sapere dell'antico Egitto è il piedistallo su cui poggia il sapere geometrico della Grecia antica. Infatti la geometria, raccolta da Euclide in un corpo organico ancora oggi indispensabile, è basata sul rigore logico e sulla verifica grafica, così la scienza astratta interagisce con il disegno geometrico, che si avvale solo di righello e compasso. Questo è stato per molti secoli provvisto solo di punte metalliche fisse; quindi con il compasso, oltre al riporto di misure, si potevano solo tracciare solchi sul supporto, che andavano poi riempiti di inchiostro. 

Per trovare un'innovazione nello sviluppo del compasso, bisogna arrivare nel Rinascimento dove la fioritura della cultura e dell’economia dal XV secolo fa rinascere anche gli interessi per la scienza e l’arte.  La scoperta della prospettiva (Brunelleschi, 1413) impone ad artisti, disegnatori ed architetti l’uso di strumenti di precisione grafica. Vengono così sviluppati nuovi tipi di compasso come compassi con attacchi per portamatite o tiralinee (dal 1550), compassi parabolici e compassi proporzionali (Leonardo), compassi triangolari (per cartografia e copiatura di disegni). Da questi derivano i compassi che utilizziamo oggi. 

Compassi disegnati da Leonardo da Vinci (1494)


Fonti:

www.didatticarte.it


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